di Roberta Sireno
In combinazioni ogni volta differenti si inseriscono le cosiddette scritture poetiche italofone degli autori e delle autrici di origine straniera nati/e e cresciuti/e in Italia. Da questa combinazione scaturisce una produzione letteraria ricca e multiforme, dove le identità coabitano nel loro continuo farsi e disfarsi all’interno di uno spazio che non è delimitato da confini, ma che è aperto a ogni possibilità esistenziale e di scrittura. Tale spazio, reso mutevole dalle dinamiche inerenti alle migrazioni, delegittima i canoni letterari italiani tradizionali, e lo stesso testo poetico perde ogni specificità connotativa per trasformarsi in corpo-altro in dialogo con altri corpi: corpi poetici che, muovendosi in spazi linguistici periferici, si fanno “esuli” o “esiliati”, comunicando la propria disappartenenza.
La stessa luna
che ci vede
plasmati
dall’estraneità
invasi
da quegli sguardi bovini e
resi it-alieni
per l’origine altra
I versi della giovane autrice Chiamaka Sandra Madu, nata in Nigeria e cresciuta in Italia, ben esprimono questa frammentazione linguistica e identitaria, che è uno dei diversi aspetti dell’italofonia poetica. La sua raccolta di testi poetici Nidi vuoti ha vinto la VI edizione del concorso letterario “Un ponte di parole 2021”, ed è stata pubblicata dalla casa editrice deComporre, che è una realtà editoriale impegnata in percorsi culturali e linguistici che non fanno riferimento a una geografia critico-letteraria precisa, ma che che accolgono un flusso incessante di voci e provenienze differenti.
La disappartenenza in Chiamaka Sandra Madu è espressa da questa immagine del nido vuoto, immagine che è molto frequente nella costellazione simbolica di Pascoli, il quale vede nel nido il luogo ideale in cui rifugiarsi e proteggersi dalle forze del mondo esterno, circondandosi dalla cerchia di affetti familiari. Il male più grande per Pascoli è la dispersione del nido, cioè il misurarsi con l’eterogeneità del mondo. Al contrario questa autrice eleva il nido a simbolo della dispersione, che è una caratteristica propria della nostra contemporaneità. La globalizzazione della società attuale ha frammentato la stessa idea di luogo, rendendolo sempre più impalpabile, e ha creato differenti luoghi o nidi poetici che hanno in comune il sentimento di transitorietà. Ne scaturiscono, quindi, poetiche molteplici e paesaggi interiori immersi nel flusso dei transiti che attraversano la storia odierna.
«Nonostante la mia prima lingua sia l’italiano e condivida da sempre e pienamente tutti i costumi e le abitudini dei miei coetanei, per lo Stato sono diventata italiana all’età di 22 anni.»
In un’intervista del 2020 rilasciata per la Fondazione Il Bullone, l’autrice Chiamaka Sandra Madu racconta la propria storia d’emigrazione, dalle origini nigeriane all’arrivo in Italia all’età di sei mesi fino all’ottenimento della cittadinanza italiana all’età di 22 anni. Prima le è stato negato il diritto di circolare e soggiornare liberamente negli Stati membri come i suoi coetanei, il diritto di votare, il diritto di partecipare ai concorsi letterari. La sua esperienza biografica è riportata in questa sua prima silloge poetica appena pubblicata. In una società che va verso il multiculturalismo, la natura dialogica della letteratura offre oggi l’opportunità per rivolgere i percorsi formativi verso un’apertura interculturale. Occorre, quindi, confrontarsi con scenari complessi, come ci insegna Morin nella sua opera La testa ben fatta (1999), dove scrive che «v’è complessità quando sono inseparabili le differenti componenti che costituiscono un tutto […] e quando v’è un tessuto interdipendente, interattivo e interretroattivo fra le parti e il tutto e fra il tutto e le parti».
*
Nidi vuoti, di Chiamaka Sandra Madu (deComporre Edizioni, 2021).
Per maggiori informazioni sul libro:
http://www.decomporredizioni.it/index.php/collane/poetry/13-minipoetry/192-nidi-vuoti-chiamaka-sandra-madu